|
|
|
|
|
Un commercio
equo per un’economia di giustizia
Costruire l’alternativa:
chi siamo
I diritti del lavoro
Dove vogliamo andare
I criteri
FTO Mark: un passo in avanti
I produttori: una
filosofia particolare
Un modello concreto: ROBA
in India
Un modello concreto:
ROBA in Bangladesh
Un modello concreto: ROBA
in Nepal
Nuovi progetti, nuovi
orizzonti
Il sistema ROBA: il
settore commerciale
La bottega di ROBA:
uno spazio liberato
Il prezzo trasparente
Sensibilizzazione ed advocacy: la nostra mission
I nostri compagni di strada
Le campagne e i forum
Comunicare un mondo
diverso è possibile
|
|
Un commercio equo per un’economia di giustizia
Cinquant’anni di commercio equo hanno rappresentato una reale
svolta nelle possibilità di un cittadino comune di diventare
protagonista del cambiamento sociale: un atto semplice come l’acquisto
quotidiano diventa uno strumento capace di trasferire risorse e
modificare strategie commerciali.
Dignità delle persone e sostenibilità ambientale, rispetto delle
tradizioni e globalizzazione dei diritti: su questi assunti si sono
costruite relazioni commerciali basate sulla giustizia e l’equità, che
coinvolgono milioni di persone e di piccoli produttori in tutto il
mondo.
Assieme a tutto questo centinaia di organizzazioni del Nord sono state
capaci di affiancare le partnership con le comunità del Sud ad un’azione
politica e di advocacy tesa a cambiare le regole internazionali. Solo in
questo modo è possibile compiere dei passi avanti nella direzione di una
maggiore giustizia sociale, sensibilizzando i cittadini ad una maggiore
responsabilità civile, imponendo alle aziende una maggiore
responsabilità sociale. |
|
|
Costruire l’alternativa:
chi siamo
La cooperativa
ROBA dell’Altro Mondo nasce nel 1997.
Gli obiettivi che si pone vedono al centro la commercializzazione
all'ingrosso e al minuto di prodotti (solo artigianato)
provenienti da zone economicamente e socialmente svantaggiate secondo i
principi del Commercio Equo e Solidale.
In parallelo alla crescita del settore commerciale, ROBA sviluppa un
ambito di attività legate alla sensibilizzazione, all’advocacy e
all’educazione con l’obiettivo di contribuire alla limitazione ed
eliminazione di tutte le forme di sfruttamento e di limitazione allo
sviluppo sociale ed umano nel Sud come nel Nord del mondo. Questo
impegno porterà alla nascita nel settembre dl 2003 dell’Associazione
ROBA dell’Altro Mondo – Cooperazione internazionale, una vera e propria
consorella della Cooperativa con la specifica mission di lavorare e
spingere a livello politico, spesso in collaborazione con altre realtà,
per il cambiamento delle regole. L’Associazione si sviluppa quasi in
contemporanea con la nascita della sua prima Bottega, in realtà
inaugurata diversi mesi prima, nel marzo del 2003: una bottega che
aldilà dell’essere punto vendita equo e solidale cerca di integrare
aspetti legati al territorio (un piccolo giardino botanico per
valorizzare la macchia mediterranea, la presenza in centro storico a
Rapallo) con la sensibilizzazione della comunità in cui opera (con corsi
di formazione ed eventi pubblici). ROBA a questo punto diventa un vero e
proprio sistema, all’interno del quale settore commerciale e politico,
spirito imprenditoriale e sensibilità sociale si integrano nel tentativo
di dimostrare la sostenibilità dell’economia diversa possibile.
|
|
|
I
diritti del lavoro
A tutt’oggi dentro ROBA lavorano 12 persone (9 assunte a tempo pieno, 3
a tempo parziale) tutte con contratti a tempo indeterminato. L’assenza
di volontari, di contratti a progetto (ex Collaborazioni coordinate e
continuative) e la decisione di non utilizzare lavoro interinale o altre
forme di precariato sono una chiara scelta politica, che si ritiene
assolutamente in linea con la mission che ROBA si è data.
|
|
|
Dove
vogliamo andare
Per ROBA il Commercio equo e solidale è nel contempo utopia concreta,
alternativa sostenibile e strumento di cambiamento; separare l’aspetto
commerciale dalle finalità politiche, non integrare la partnership con
le comunità del sud, la commercializzazione dei prodotti e l’impegno
politico e sociale rischiano di essere un pericoloso boomerang non solo
per il movimento equo e solidale, ma per le reali speranze di
cambiamento che la Società civile sta faticosamente costruendo.
Per questo ROBA ha deciso di curare ogni aspetto della propria azione;
un’attività basata sulla centralità delle Botteghe del Commercio Equo,
partner privilegiati per la vendita dei propri prodotti, ma anche
importanti compagni di strada per la distribuzione al di fuori del
circuito Fair Trade; questo permette di escludere dalla platea dei
possibili interlocutori le catene della Grande Distribuzione Organizzata
(GDO), realtà commerciali a volte collegate a fenomeni di
desertificazione sociale e di precarizzazione dei diritti del lavoro.
Tutto ciò nel tentativo di trovare una filiera che unisca produzione e
distribuzione in maniera chiara e trasparente, che mostri in maniera
chiara la fisionomia delle organizzazioni del Commercio Equo, soggetti
importanti non solo per l’attività diretta che sostengono, ma anche per
la domanda etica che alimentano tra i consumatori.
L’impegno sociale e di sensibilizzazione diventa a questo punto
necessità per una realtà che vuole contribuire al cambiamento di regole
economiche inique: sostegno e promozione di campagne
(sull’Organizzazione Mondiale del Commercio, sulla Responsabilità
Sociale delle Imprese), partecipazione a reti nazionali ed
internazionali (Rete Lilliput, Seattle to Brussels), adesione a
federazioni e a coordinamenti (Ifat, Agices); tutto nell’ottica di
partecipare e di porsi al servizio di una società civile in movimento. |
|
|
I criteri
Criteri adottati da ROBA e da tutte le organizzazioni
di Commercio Equo e Solidale:
1 Garantire condizioni di lavoro che rispettino i diritti dei lavoratori
sanciti dalle convenzioni OIL
2 Non ricorrere al lavoro infantile e a non sfruttare il lavoro
minorile, agendo nel rispetto della Convenzione Internazionale sui
diritti dell'Infanzia.
3 Pagare un prezzo equo che garantisca a tutte le organizzazioni (di
produzione, di esportazione, di importazione e di distribuzione) un
giusto guadagno; il prezzo equo per il produttore è il prezzo concordato
con il produttore stesso sulla base del costo delle materie prime, del
costo del lavoro locale, della retribuzione dignitosa e regolare per
ogni singolo produttore.
4 Garantire ai lavoratori una giusta retribuzione per il lavoro svolto
assicurando pari opportunità lavorative e salariali senza distinzioni di
sesso, età, condizione sociale, religione, convinzioni politiche
5 Rispettare l’ambiente e promuovere uno sviluppo sostenibile in tutte
le fasi di produzione e commercializzazione, privilegiando e promuovendo
produzioni biologiche, l'uso di materiali riciclabili, e processi
produttivi e distributivi a basso impatto ambientale.
6 Adottare strutture organizzative democratiche e trasparenti in tutti
gli aspetti dell’attività ed in cui sia garantita una partecipazione
collettiva al processo decisionale
7 Coinvolgere produttori di base, volontari e lavoratori nelle decisioni
che li riguardano
8 Reinvestire gli utili nell’attività produttivae/o a beneficio sociale
dei lavoratori (p.e. fondi sociali)
9 Garantire ai consumatori un prezzotrasparente, che fornisca almeno le
seguenti informazioni: prezzo FOB pagato al fornitore, costo di
gestione, importazione e trasporto, margine per le Botteghe. Tali
informazioni possono essere indicate in percentuale od in valore
assoluto, per singolo prodotto o per categoria di prodotti, o per paese
di provenienza, o per gruppo di produttori.
10 Garantire un flusso di informazioni multi-direzionale che consenta di
conoscere le modalità di lavoro, le strategie politiche e commerciali ed
il contesto socio-economico di ogni organizzazione
11 Promuovere azioni informative, educative e politiche sul commercio
equo e solidale, sui rapporti fra i Paesi svantaggiati da un punto di
vista economico e i Paesi economicamente sviluppati e sulle tematiche
collegate
12 Garantire rapporti commerciali diretti e continuativi, evitando forme
di intermediazione speculativa, escludendo costrizioni e/o imposizioni
reciproche e consentendo una migliore conoscenza reciproca
13 Privilegiare progetti che promuovono il miglioramento della
condizione delle categorie più deboli
14 Valorizzare e privilegiare i prodottiartigianali espressioni delle
basi culturali, sociali e religiose locali perché portatori di
informazioni e base per uno scambio culturale
15 Cooperare, riconoscendosi reciprocamente, ad azioni comuni e a
favorire momenti di scambio e di condivisione, privilegiando le finalità
comuni rispetto agli interessi particolari. Per evitare azioni che
indeboliscano il Commercio Equo si impegnano, inoltre, in caso di
controversie, a fare un percorso di confronto e di dialogo,
eventualmente con l'aiuto di un facilitatore.
16 Garantire relazioni commerciali libere e trasparenti
17 Garantire trasparenza nella gestione economica con particolare
attenzione alle retribuzioni
|
|
|
FTO Mark: un passo in avanti
L’Fto Mark, primo marchio mondiale
delle orga-nizzazioni del commercio equo e solidale, è il punto di
arrivo di un percorso iniziato ad Arusha, in Tanzania, e gestito dall’Ifat,
la federazione mondiale che associa più di 250 realtà di 59 paesi. Il
marchio, lanciato il 19 gennaio 2004 a Mumbai, in India, non sarà
identificativo di un prodotto, bensì dell’intera filiera e quindi delle
organizzazioni, che saranno tenute a rispettare gli standard
internazionali previsti da IFAT (fra gli altri, rispetto dell’ambiente e
delle direttive dell’Organizzazione internazionale del lavoro,
trasparenza nei processi produttivi, non discriminazione di genere) e
saranno inserite in un sistema di monitoraggio e di verifica. |
|
|
I produttori: una
filosofia particolare
Gli artigiani e le reti di piccoli
produttori rappresentano per ROBA il cuore pulsante di tutta l’attività
commerciale, culturale e politica. Crediamo che contribuire alla
costruzione di economie di giustizia significhi innanzitutto
sperimentare modelli di produzione, scambio e consumo fondati sulla
responsabilità sociale, intesa come obiettivo qualificante da costruire
e raggiungere per l’intera filiera, in un’ottica di graduale cambiamento
La scelta di vendere esclusivamente prodotti artigianali ci ha spinto a
scegliere produttori che sviluppano progetti orientati alla promozione e
alla tutela delle culture locali e delle tradizioni salvaguardando
gruppi ed etnie minori a rischio di estinzione economica e sociale; in
particolare ci interessa supportare progetti e prodotti che favoriscono
lo sviluppo delle pari opportunità attraverso la valorizzazione del
prezioso lavoro delle donne.
Quando selezioniamo un produttore ed un progetto, questi sono i primi
requisiti che valutiamo, oltre all’appartenenza al circuito
internazionale del commercio equo (IFAT).
Altro aspetto che stiamo cercando di sviluppare è quello della
sostenibilità ecologica delle produzioni; la ricerca di materie prime
naturali e l’utilizzo di processi produttivi eco-compatibili
costituiscono l’ossatura di un modo di produrre leggero che contribuisce
allo sviluppo di economie sobrie e nonviolente nei confronti delle
persone e dell’ambiente. |
|
|
Un modello concreto: ROBA
in India
Più simile ad un continente per
dimensioni e molteplicità di etnie, culture e tradizioni, lingue e
religioni, l’India è terra di contrasti caratterizzata da strutture
religiose e sociali rimaste pressoché intatte da 4.000 anni.
La progressiva penetrazione di investimenti esteri in cerca di profitti
in settori chiave come la sanità, l’istruzione e l’acqua sta portando
alla graduale mercificazione dei beni comuni essenziali in un paese in
cui ancora più del 40% dei bambini sotto i cinque anni è malnutrito.
La stabilità dei rapporti con i produttori produce relazioni commerciali
nuove basate sulla fiducia e sulla cooperazione; i gruppi di artigiani
hanno la possibilità di programmare la produzione sul medio e lungo
periodo garantendosi inoltre l’opportunità di investire i maggiori
guadagni in attrezzature per migliorare i prodotti e, soprattutto, in
servizi pubblici locali. La creazione di welfare attraverso relazioni
commerciali giuste è una delle dimensioni più importanti e qualificanti
della nostra attività.
Tibetan Refugee Self Help Handicrafts
organizzazione fondata nel 1981 per preservare la ricchezza
culturale del Tibet; con i suoi 100.000 esiliati la comunità tibetana in
India è oggi una delle più consistenti. Con il lavoro delle cooperative
collegate alle comunità sparse sul territorio vengono prodotti ed
esportati zaini e borse, oggetti per l’ufficio, camicie, tessuti in
cotone
SIPA
Federazione di piccole organizzazioni di produttori fondata nel
1985, SIPA si pone come collettore e facilitatore per l’esportazione dei
prodotti verso l’estero. I prodotti principali che importiamo sono
ceramiche, oggetti in legno e candele.
FCO
Associazione formata da gruppi e persone nel 2000, coinvolge oggi 19
gruppi di produttori per un totale di 215 artigiani situati in dieci
distretti. L’associazione fornisce supporto e servizi per la produzione
che consiste principalmente in ceramiche, terrecotte, lavorazione del
cuoio.
Silence
Cooperativa fondata nel 1978 a Calcutta da alcuni artisti sordomuti,
oggi Silence offre lavoro a 72 persone sordomute che producono candele
in cera, articoli in legno, gioielleria e incensi. Ha anche un centro di
formazione professionale per persone con handicap.
EMA
Fondata nel 1977 a Calcutta EMA raggruppa diversi gruppi di
artigiani che promuovono i l loro lavoro e partecipano a programmi di
formazione legati all’istruzione e alla sanità. Producono principalmente
oggetti in pelle e cuoio.
SHARE
Organizzazione non governativa formata nel 1991 da un gruppo di
donne artigiane per migliorare le condizioni di vita delle donne a tutti
i livelli. Oggi sono coinvolte 2000 donne impegnate in lavorazione di
fibre, cestini, ceramica, bambù e fogli di cocco. Share è una realtà
molto accreditata anche dalle istituzioni governative locali. |
|
|
Un modello concreto:
ROBA in Bangladesh
Affacciato sulla costa alluvionale
del Bengala, confinante con India e Birmania e dominato dalla sponde
incrociate del delta del Gange, il Bangladesh è un paese contraddittorio
che ha subito grandi mutamenti a partire dalle lotte di liberazione.
Al tempo in cui ottenne l’indipendenza nel 1971, il settore della juta
era al primo posto nell’economia in termini di produzione
manifatturiera, occupazione e guadagni da esportazione che erano pari
all’87% del totale. La nazionalizzazione prima e la successiva
privatizzazione delle fabbriche è avvenuta all’interno di un panorama
fatto di corruzione, cattiva amministrazione e squilibri che hanno
minacciato e continuano a minacciare l’economia nazionale.
Si situa in questo scenario il rapporto ormai consolidato di ROBA con
alcuni importanti consorzi di produttori che hanno saputo garantire un
ottimo rapporto con il territorio in un’ottica di concorrenza sana ed
equilibrata. Le importanti esperienze pilota di microcredito, come la
storica Grameen Bank nata nel 1977, hanno favorito la crescita di un
tessuto produttivo che ha offerto opportunità anche ai più poveri; un
tessuto ideale per lo sviluppo del commercio equo.
Una volta consolidati, i rapporti con i produttori hanno bisogno di
essere approfonditi e monitorati per affrontare le possibili criticità
di un sistema commerciale complesso. La scelta di privilegiare le
relazioni dirette con i piccoli gruppi di artigiani legati ai villaggi
ci ha portato a ridefinire i rapporti con le organizzazioni più grandi
di produttori privilegiando le attività di produzione rispetto a quelle
di mediazione commerciale.
Ciò ha favorito la possibilità di pre-finanziare i piccoli artigiani
fino al 100% del valore degli ordini.
Questo risultato è il frutto di un percorso che ci ha portato a
sperimentare nuove strade e a verificare la nostra strategia commerciale
così da essere sempre più aderenti alla nostra mission.
Corr The Jute Works
Organizzazione storica nata nel 1973 con il sostegno della Caritas;
conta oggi 4.000 donne e 200 cooperative sparse in tutto il Bangladesh
che coprono 17 distretti ed esportano in 24 paesi. Il prodotto
principale è la juta, preziosa fibra vegetale con cui producono borse,
tessuti, cordami.
MCC
Organizzazione internazionale impegnata in Bangladesh dal 1970 nel
sostegno soprattutto delle attività artigianali e dei programmi per lo
sviluppo dell’agricoltura. Attraverso i suoi programmi di formazione e
sviluppo MCC coinvolge ogni anno più di 100.000 famiglie. Esporta
principalmente mobili in giacinto e borse colorate in juta.
Dhaka Handicrafts
Organizzazione tra le più grandi nata nel 1976 con lo scopo di
migliorare lo stato socio-economico delle famiglie disagiate che sono
oggi più di 3.000. Importiamo principalmente cesti.
Rishilpi
Nata da una missione fondata a scopo umanitario, oggi Rishilpi è
un’organizzazione che è riuscita a coinvolgere 4000 famiglie dei
villaggi; è stata fondata una cooperativa che si occupa di lavorazioni
in legno, pelle, foglia di palma e dattero.
The Swallows - Thanapara Project
Dalla fine della guerra nel 1972 l’organizzazione svedese “The
Swallows” si è impegnata per la nascita di un progetto che permettesse
il rilancio del lavoro artigianale e la rinascita dei villaggi. Oggi
lavorano nel progetto 105 artigiani di cui 102 sono donne; il loro
lavoro è basato sul cucito, la tessitura e il ricamo con materie prime
amiche dell’ambiente. Tra i prodotti più venduti troviamo le camicie in
cotone.
|
|
|
Un modello concreto: ROBA
in Nepal
Terra di confine fra le pianure
fertili dell’India e l’altopiano desertico del Tibet, il Nepal si trova
agli ultimi posti in qualsiasi indice economico internazionale ed è il
paese in cui abbiamo cominciato la nostra esperienza di commercio equo e
solidale.
Anche il Nepal ha subito un forte processo di liberalizzazione economica
che ha attirato investimenti privati esteri a scapito degli imprenditori
locali; la privatizzazione dei servizi e l’uso inefficiente delle
risorse pubbliche inoltre hanno favorito uno sviluppo iniquo per cui il
42% della popolazione vive oggi sotto la soglia di povertà.
Per superare i limiti spesso collegati alle attività di mediazione che i
grandi produttori svolgono nei confronti dei gruppi più piccoli, che in
Nepal erano diventati commercialmente preponderanti, nel 2002 è nata
ROBA Nepal, struttura sperimentale composta da un ufficio e da un
referente locale.
Ruby Mukhia, nostro riferimento in Nepal, ricopre ruoli di
rappresentanza verso i produttori e garantisce relazioni e comunicazioni
costanti con gruppi di artigiani dislocati anche in quelle aree rurali
che, a causa delle barriere linguistiche e della lontananza, sarebbero
difficilmente raggiungibili e non potrebbero quindi commercializzare i
loro prodotti.
ROBA in Nepal opera con un proprio ufficio locale, scelta che ha
permesso di migliorare e consolidare i rapporti commerciali (nel 2003
l’incremento del volume degli acquisti è stato pari al 12%), mantenendo
una relazione diretta con il contesto sociale e con il territorio.
Mahaguthi
Una delle più antiche ONG nepalesi da sempre impegnata nel
miglioramento delle condizioni di vita dei piccoli produttori, in
particolare delle donne svantaggiate. Le numerose attività vanno dal
supporto tecnico e finanziario alla riabilitazione e alla formazione. Le
linee di prodotto vanno dai tessuti in cotone, ai mobili per la casa,
alla carta fatta a mano e agli strumenti musicali.
Women Skill Development Project Pokhara
Organizzazione no-profit fondata nel 1975 da quattro donne a
Pokhara, sulle rive di un lago vicino a Kathmandù, per sostenere
l’alfabetizzazione e la formazione delle donne. Il WSDP di Pokhara,
grazie alla tecnica manuale del telaio a cintura, produce coloratissimi
tessuti con cui confezionano abiti e complementi.
Kumbeshwar Technical School
Organizzazione no-profit fondata nel 1983 che offre opportunità
educative e formative a uomini e donne svantaggiati; dell’istruzione
gratuita beneficiano 300 bambini mentre i produttori sono 350 di cui il
99% sono donne. I prodotti principali sono maglieria fatta a mano in
pura lana e cotone tibetani e mobili in legno
Manushi
Fondata nel 1991 per dare risposte concrete al bisogno di aiuto
delle donne in alcuni villaggi fornendo possibilità di guadagno e
sviluppo per le famiglie. Sono oggi 300 i produttori che ruotano intorno
all’organizzazione e l’80% sono donne. La coloritura di tessuti annodati
è una delle attività principali di recupero di tradizioni antiche
insieme alla produzione di artigianato.
Sana Hastakala
Organizzazione non governativa nata nel 1989 con il supporto
dell’UNICEF con l’obiettivo di commercializzare i prodotti di piccoli
produttori. Gli artigiani sono 800 e 640 sono donne che producono carte
fatte a mano, scialli in pashmina, prodotti in fibre naturali,
ceramiche, bambole e gioielli.
Bakthapur Craft Printers
Progetto partito nel 1981 con la collaborazione dell’UNICEF dedicato
alla produzione di carta fatta a mano secondo antichissime tradizioni
tibetane. Il prodotto principale è costituito da biglietti augurali in
carta di dafne, pianta himalayana raccolta con il metodo della rotazione
e lavorata in maniera tradizionale.
|
|
|
Nuovi progetti, nuovi
orizzonti
ROBA inoltre ha sviluppato nuovi
progetti in altri tre paesi nell’ottica di sostenere lo sviluppo di
economie alternative proprio in paesi particolarmente colpiti da
situazioni di crisi economica o minacciati nella tutela delle proprie
identità culturali ed etniche.
a Cuba, sosteniamo Cubartesania progetto inserito
all’interno del Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite attraverso il
quale importiamo mobili e cesti in guaniquiqui, borse in fibra e statue
in legno.
In Thailandia, lavoriamo con
Thai Tribal Crafts organizzazione che tutela e promuove le sette
etnie del nord attraverso la vendita di tessuti fatti e ricamati a mano,
abbigliamento, borse e zaini e cestini.
In Madagascar, grazie a Ravinala siamo in relazione con Fiavotana
che ci fornisce sciarpe e scialli in seta grezza,
|
|
|
Il sistema ROBA: il
settore commerciale
La forza di un’organizzazione di
Commercio equo sta nella sua autonomia economica, nella trasparenza
delle proprie attività e della filiera in cui opera. Queste
caratteristiche, collegate alla vendita di prodotti equi e di facile
tracciabilità, condizionano nei fatti lo scenario economico alimentando
la crescita di domanda etica da parte dei consumatori e,
conseguentemente, contribuiscono a modificare le strategie commerciali
delle imprese profit.
Ma per essere pienamente efficace, un’organizzazione Fair Trade dev’essere
capace di costruire un sistema rigoroso di tutela dei diritti che sappia
guardare alle esigenze delle comunità del sud così come alle necessità
dei lavoratori del nord; l’apertura del mercato dei produttori
(necessaria purchè graduale) deve accompagnarsi ad una politica del
lavoro basata sui diritti con i propri dipendenti e ad una reale
opposizione ad ogni forma di precarizzazione. In tutto ciò la scelta dei
propri interlocutori commerciali diventa un momento delicato, per questo
privilegiare i piccoli dettaglianti alla grande distribuzione significa
mettere in collegamento le Botteghe del Mondo con realtà spesso a
conduzione famigliare, significa non alimentare modelli distributivi
poco attenti alla sostenibilità e alla tutela del lavoro.
Crediamo che il problema non stia nella contrapposizione tra ruolo
testimoniale del Commercio Equo e apertura dei mercati ai produttori, ma
stia nella scelta dei canali distributivi con cui aprire nuovi mercati,
a quali condizioni e con che gradualità. Non bisogna chiedersi se farlo
o meno, ma con chi, come e con quali tempi.
|
|
|
La bottega di ROBA:
uno spazio liberato
Uno spazio in cui far convivere
solidarietà, ritorno alle tradizioni, radicamento territoriale e
sostenibilità ambientale: questa è stata la filosofia che ci ha spinto
ad aprire, nel centro storico di Rapallo, la prima Bottega di ROBA.
L’obiettivo è chiaro, ma non per questo semplice: offrire ai cittadini
un ambiente dove trovare oggetti di paesi lontani assieme a prodotti
eco-sostenibili di cooperative che operano sul nostro territorio,
presentare il commercio equo come reale scelta di vita e non solo come
acquisto occasionale (in questo la scelta dei mobili diventa centrale),
mostrare la relazione che esiste tra la tutela di culture lontane e la
difesa delle tradizioni locali. |
|
|
Il
prezzo trasparente
Se dovessimo spiegare il prezzo
secondo l’economia classica, dovremmo definirlo come l’indicatore
principale sul quale i consumatori basano le loro scelte. In realtà
questo approccio rischia di essere particolarmente riduttivo, perché
attraverso il prezzo non si riescono ad apprezzare tutti i processi che
stanno dietro alla produzione ed alla commercializzazione di un
prodotto.
Partendo da questa constatazione il commercio equo ha scelto di fornire
al consumatore un prezzo particolare, veicolo di informazioni e
strumento di comunicazione: il prezzo trasparente.
Crediamo che il primo passo avanti verso un’economia etica consiste nel
comunicare l’effettiva composizione del valore d’acquisto di un
prodotto, introducendo la trasparenza come strumento di controllo e
consapevolezza; mediante la scomposizione del prezzo dei nostri prodotti
che trovate sugli scaffali delle botteghe, potete sapere immediatamente
come vengono utilizzati i vostri soldi.
Per ROBA Commercio Equo è anche questo: fornire informazioni chiare e
corrette per tutta la gamma dei propri prodotti tendendo ad una sempre
maggiore trasparenza, prima tappa fondamentale di un percorso graduale
orientato a garantire l’eticità dell’intera filiera produttiva.
Prendiamo ad esempio il "Borsellino Lahu Triangolo" prodotto in
Thailandia da Thai Tribal Craft il cui prezzo al pubblico è di euro
5,16.
Troverete il prezzo scomposto in cinque voci con una quota media
corrisposta al produttore, all’importatore e alla bottega compresa tra
il 25% e il 30% del valore.
Vediamole in dettaglio:
1 Il prezzo equo
è il prezzo concordato con il produttore che comprende il costo
delle materie prime, del lavoro e del trasporto fino all’imbarco.
Per il Borsellino la quota è di euro 1,24.
2 I trasporti
comprende quelli internazionali collegati all’importazione e quelli
nazionali collegati alla distribuzione.
Per il Borsellino la quota è di euro 0,15.
3 La quota per l’importatore
è il margine di ROBA che comprende la progettazione, la gestione
logistica e la promozione.
Per il Borsellino la quota è di euro 1,19.
4 La quota per le botteghe
è il margine destinato alle Botteghe del Mondo che sostiene le
strutture, il personale e tutte le iniziative di presenza
sensibilizzazione del commercio equo sul territorio.
Per il Borsellino la quota è di 1,72.
5 Le tasse
si tratta dell’IVA che per i prodotti artigianali di ROBA ammonta al
20%.
Per il Borsellino la quota è di euro 0,86.
|
|
|
Sensibilizzazione ed advocacy: la nostra mission
Per ROBA fare Commercio equo
significa contribuire concretamente al cambiamento sociale, creando le
condizioni perché i cittadini possano ritornare ad essere protagonisti
delle loro scelte, a cominciare dall’atto più semplice e apparentemente
più banale, come il consumo.
Commercio equo, finanza etica, consumo critico diventano strumenti
indispensabili per una graduale ridefinizione degli stili di vita, per
ricalibrare le proprie attività quotidiane in maniera più sostenibile.
Ma vendere ed acquistare equo senza cambiare le dinamiche generali che
stanno a monte delle diseguaglianze significa perdere di vista la
globalità dei problemi, concentrarsi localmente non pensando
globalmente.
Per questo è necessario accompagnare la diffusione dei prodotti con le
attività di sensibilizzazione, di lobbying se non di vera e propria
mobilitazione: il cambiamento sociale può avvenire solo operando su
diversi piani, in cui lo stile di vita personale si interseca con
l’interesse collettivo attraverso l’azione politica e la costruzione di
reti.
La filosofia della rete
Un’azione sociale per essere realmente efficace deve essere il frutto di
una relazione tra i diversi soggetti della società civile: solo così è
possibile pensare di dare risposte realistiche ad un mondo sempre più
complesso. Questo è il motivo per cui ROBA tende a collegare la propria
azione politica alla creazione di reti locali, nazionali od
internazionali. Com’è riportato sul manifesto costitutivo della Rete
Lilliput i minuscoli lillipuziani sono riusciti a bloccare il gigante
Gulliver solo con la collaborazione e la partecipazione: solo unendo le
forze possiamo raggiungere l’obiettivo di innestare cambiamenti profondi
e permanenti nel sistema globale di ingiustizia.
|
|
|
I nostri compagni di strada
AGICES
Rete Lilliput
TradeWatch
SeattleToBrussels
E’ questa la filosofia che ha mosso ROBA fin dai primi tempi:
convergenza, collaborazione e coordinamento; sia all’interno del mondo
del commercio equo che con altri soggetti della società civile. Questo
ha permesso a ROBA di essere parte integrante della Rete Lilliput,
diventandone parte attiva sia a livello locale (nel nodo genovese
durante Mobilitebio e la mostra del biotech o le mobilitazione per il G8
di Genova), sia a livello nazionale con la partecipazione al Gruppo di
lavoro tematico sul Commercio e al Tavolo Intercampagne.
Parallelamente le diverse iniziative organizzate hanno permesso
collaborazioni specifiche con alcune organizzazioni che ha portato a
piccoli coordinamenti come Tradewatch, osservatorio sul commercio
internazionale costituito oltre che da ROBA, dalla Campagna per la
Riforma della Banca Mondiale, da Rete Lilliput e da Mani Tese, oppure a
lavorare in reti internazionali come Seattle to Brussels (S2B) che hanno
l’obiettivo specifico di coordinare le mobilitazioni e le iniziative sul
Wto ed i negoziati commerciali.
All’interno del mondo del Fair Trade ROBA è socia fondatrice di AGICES,
l’Assemblea Generale Italiana del Commercio Equo e Solidale (unico
organismo italiano
|
|
|
Le
campagne e i forum
La partecipazione e la promozione di
network diventa la condizione necessaria per il lancio di campagne
nazionali ed internazionali sui diversi temi dello sviluppo e della
giustizia sociale. Tra le più importanti possiamo ricordare Mobilitebio
2000, mobilitazione nata sul tema delle biotecnologie in campo
agroalimentare, le iniziative organizzate in occasione del Summit del G8
2001, la Campagna Questo Mondo Non è In Vendita del 2003 nata in vista
della ministeriale del WTO di Cancun, il conseguente lancio di
Tradewatch (http://tradewatch.splinder.com) e Localtredewatch (http://localtradewatch.splinder.it)
osservatori on-line rispettivamente sui negoziati internazionali e sulle
privatizzazioni in Italia, la Campagna Meno Beneficenza Più Diritti del
2003 sulla Responsabilità Sociale delle Imprese e la Campagna “La via
del cotone” sul sistema di ingiustizie che si nasconde dietro alla
produzione e alla commercializzazione del cotone.
La partecipazioni ai vari Forum Sociali Mondiali e Continentali, con la
presentazione di workshop e seminari, è il passo successivo per un
confronto politico e per il consolidamento delle reti internazionali.
La partecipazione e la promozione di network diventa la condizione
necessaria per il lancio di campagne nazionali ed internazionali sui
diversi temi dello sviluppo e della giustizia sociale. Tra le più
importanti possiamo ricordare Mobilitebio 2000, mobilitazione nata sul
tema delle biotecnologie in campo agroalimentare, le iniziative
organizzate in occasione del Summit del G8 2001, la Campagna Questo
Mondo Non è In Vendita del 2003 nata in vista della ministeriale del WTO
di Cancun, il conseguente lancio di Tradewatch (http://tradewatch.splinder.com)
e Localtredewatch (http://localtradewatch.splinder.it) osservatori
on-line rispettivamente sui negoziati internazionali e sulle
privatizzazioni in Italia, la Campagna Meno Beneficenza Più Diritti del
2003 sulla Responsabilità Sociale delle Imprese e la Campagna “La via
del cotone” sul sistema di ingiustizie che si nasconde dietro alla
produzione e alla commercializzazione del cotone.
La partecipazioni ai vari Forum Sociali Mondiali e Continentali, con la
presentazione di workshop e seminari, è il passo successivo per un
confronto politico e per il consolidamento delle reti internazionali.
Mobilitebio
Il 25 maggio del 2000 più di 10000 persone arrivarono a Genova per
contestare lo svolgimento di Tebio, fiera mercato delle biotecnologie.
La manifestazione di piazza fu il punto di arrivo di un lavoro politico
complesso, sviluppato da Mobilitebio, coordinamento di più di 450
organizzazioni nazionali ed internazionali, che riuscì a tenere
collegato il piano della comunicazione (nei mesi precedenti la questione
Biotech conquistò le prime pagine dei giornali) il livello istituzionale
(i ministri dell’agricoltura, dell’industria e della sanità boicottarono
la fiera, benché sponsorizzata dalla Presidenza del Consiglio dei
ministri e benché invitati) e quello della mobilitazione (furono a
decine gli incontri pubblici e le iniziative in giro per l’Italia).
Impegnarci contro il biotech agroalimentare è significato affiancare il
nostro essere equo e solidale alle lotte di milioni di contadini nel sud
del mondo in difesa dell’agricoltura tradizionale e del loro diritto a
vivere. Proprio per questo abbiamo promosso e sostenuto Mobilitebio e
contribuito a diffondere all’interno del circuito Fair Trade l’appello
“Siamo tutti Biodiversi”.
Genova G8
Come ROBA dell’Altro Mondo, all’interno della Rete Lilliput, abbiamo
deciso di sostenere la nascita del Genoa Social Forum e le mobilitazioni
in occasione del vertice G8 del 2001 con l’obiettivo di contribuire alla
nascita di un movimento plurale, mettendo in collegamento tutte le
differenze che la Società Civile presenta per trasformarle in un punto
di forza.
Con Genova la partecipazione del Commercio Equo alla costruzione del
movimento è diventata più che una semplice testimonianza, e questo
grazie alla presenza di molte botteghe e di molti operatori,
all’organizzazione di una piazza tematica durante le manifestazioni del
21 luglio, alla capacità di contribuire allo svolgimento del Public
Forum e dei dibattiti.
Questo Mondo Non è In Vendita
Nata con l’obiettivo di mobilitare sui temi del Commercio
Internazionale e di fermare i negoziati del Wto in vista della
ministeriale di Cancun. La Campagna, composta da una ventina di
organizzazioni della Società Civile, ha saputo produrre e diffondere
materiali di approfondimento, organizzare iniziative pubbliche (la
giornata dei beni comuni di maggio è stata organizzata in sinergia con
la Giornata Europea delle Botteghe del Mondo, mentre la mobilitazione
del 15 settembre ha visto la partecipazione di gruppi locali in quasi
sessanta città italiane) ed interloquire a livello istituzionale.
In particolare a Cancun la capacità di collaborare con le delegazioni
dei paesi del Sud del mondo e con i movimenti sudamericani è stata il
punto di forza per il blocco dei negoziati, mentre il lavoro fianco a
fianco con le organizzazioni del Commercio Equo internazionale, prima
fra tutte l’IFAT, ci ha permesso di dare voce e comunicare le esperienze
del Fair Trade dalla diretta voce degli artigiani e dei contadini.
Meno beneficenza, più diritti
Essere realtà equa e solidale significa operare in maniera tale da
cambiare le regole del gioco non solo al livello di commercio
internazionale, ma anche di comportamento delle aziende profit.
Questo è il motivo per cui ROBA dell’Altro Mondo ha deciso di
copromuovere la Campagna sulla Responsabilità Sociale delle Imprese
assieme ad altre venti organizzazioni, per cercare di dare risposta
all’esigenza di trasparenza e di eticità proveniente da cittadini e
consumatori, per contribuire alla stesura di regole semplici ma
vincolanti sulla trasparenza, sulla responsabilità rispetto all’impatto
sociale ed ambientale dei comportamenti degli operatori economici.
Obiettivi che interrogano anche noi come realtà del commercio equo, che
ci mettono di fronte alla necessità di confrontarci con l’anima profonda
del Fair Trade che parla di rispetto dei diritti del lavoro e di tutela
e salvaguardia delle esperienze e delle tradizioni locali nel nord come
nel sud del mondo.
La via del cotone
Il cotone, in tutte le sue forme, rappresenta un prodotto simbolo di
una globalizzazione costruita sulle disuguaglianze e sullo sfruttamento
delle risorse naturali.
La Campagna ha l’obiettivo di informare ed approfondire rispetto ai temi
del commercio internazionale, della caduta dei prezzi della materia
prima, dello sradicamento delle comunità come conseguenza dei Piani di
Aggiustamento Strutturale e dei sussidi all’export, soprattutto
statunitensi, che sono alla base del dumping del prezzo. Le risposte a
questa situazione non possono essere che complesse, sia a livello di
sistema generale (eliminazione dei sussidi all’esportazione,
mantenimento di sostegni governativi o comunitari per la tutela delle
agricolture tradizionali e familiari, del biologico e del fair trade)
che individuali (acquistare equo e bio, consumare meno). Tutto ciò è
possibile solamente attraverso una concreta alleanza tra i piccoli
produttori del Sud del Mondo, i lavoratori del tessile, i piccoli
agricoltori del Nord e i consumatori per costruire una globalizzazione
dei diritti a difesa dei diritti delle persone e del pianeta
|
|
|
Comunicare un mondo
diverso è possibile
Ogni prodotto del commercio equo
racconta una storia: il percorso difficile di chi sceglie la dignità, di
chi mette le donne e gli uomini, la terra, le tradizioni, prima di
qualsiasi profitto. Una scelta da far scoprire e raccontare, che apre
alla notizia e alla politica prospettive diverse, che dà voce ai
protagonisti silenziosi del cambiamento possibile. Una chiave di lettura
che ROBA propone a tutti i professionisti della comunicazione e a tutte
le persone che incontra negli spazi aperti dal movimento, ma anche in
quei momenti in cui la cronaca sembra non esaurirsi nell’evidenza dei
fatti. ROBA, per molti compagni di strada, è diventata una piccola fonte
di informazione, che facilita dati, storie, campagne e progetti di
resistenza e di alternativa propri, ma anche di tutte quelle realtà con
le quali lavora in rete sui temi della giustizia sociale e del commercio
internazionale. Un’agenda con oltre duemila contatti, Inforoba, la
newsletter periodica, ma anche schede mirate
e una relazione costante: sono
gli strumenti del rapporto che ROBA
ha costruito per raccontare l’altra
faccia dello sviluppo insostenibile. E per ROBA comunicare significa
anche sostenere l’informazione indipendente: tra i promotori di
Altreconomia (www.altreconomia.it), ROBA partecipa al progetto Carta
(www.carta.org), collabora con Solidarietà internazionale ed è tra i
fondatori di Tradewatch (tradewatch.splinder.com), l’osservatorio in
tempo reale sul WTO. |
|
|
|
|
|
|
|
|